De ce faci poza? E’ tutto normale!

Posted on 20 marzo 2012

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Per Artenopea, il curatore dela mostra Salvatore Passeggio e uno dei due artisti protagosnisti della doppia personale, Sergio Antonuccio, introducono la nostra.

 

DE CE FACI POZĀ¿…É tutto normale!

La mostra “DE CE FACI POZĀ¿…É tutto normale!” è promossa dall’Assessorato alla Cultura e dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Napoli e dall’Accademia di Belle Arti di Napoli e si articola in 40 foto, a colori quelle di Sergio Antonuccio e b/n quelle di Alessio Paduano.

Gli orari di apertura della mostra fotografica sono: dal Lunedì al Sabato, dalle ore 11.00 alle ore 18.00, e la Domenica dalle ore 10.00 alle ore 13.00. Ingresso libero.

 

Le foto sono il risultato dell\’approccio ad un triste aspetto sociale che caratterizza Bucarest, capitale della Romania (dal 2007 paese membro della Comunità Europea): la condizione di vita di migliaia di ragazzi, spesso molto piccoli, costretti a vivere in condizioni disumane nelle fogne della città o in quartieri ricoperti da montagne di spazzatura, tra miseria e malattie.

Alessio Paduano ci fa conoscere i volti dei ragazzi che vivono nelle fogne adiacenti a Gara de Nord, la stazione principale di Bucarest, la più grande della Romania. Con l’incisività di un bianco e nero in grado di esprimere elementi poetici, memorie struggenti e nostalgiche, ci mostra realtà molto dure: l’eroina iniettata in condizioni allarmanti di igiene e promiscuità; i bambini che sniffano colla tossica; i corpi tagliuzzati e tatuati come mappe di vita e di morte; gli angusti spazi dei canali, tra i tubi dei condotti d’ acqua calda, dove si trova rifugio dal freddo e dove è possibile allestire parvenze di identità. Sguardi tristi e allo stesso tempo carichi di una dignità disarmante.

Sergio Antonuccio con i suoi scatti – di cui il colore niente leva ad un crudo realismo, dettagliato, quasi didascalico e che a volte si connota di elementi surreali e onirici – ci fa conoscere i bambini che vivono nel quartiere Rahova, uno dei più sporchi e poveri della città di Bucarest e ci mostra famiglie nomadi della zona “India” a pochi passi dal centro, che a lui appare come “una distesa immensa di terreno con case costruite con mezzi di fortuna, sparse qua e là.”

Nelle fotografie dei due artisti opera uno sguardo pensoso che ha saputo attendere l’offerta dell’altro, che ha fermato il momento così come accaduto, agendo essi all’interno della stessa realtà, con il risultato di un’immagine condivisa, non forzata, non rincorsa, non rubata.
Un occhio obiettivo che si pone tra realismo e riflessione.

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